domenica 5 giugno 2011

ASCOLTARE PER DIRE QUELLO CHE LE PERSONE VOGLIONO SENTIRSI DIRE



La pubblicità, le PR e la comunicazione aziendale più in generale hanno sempre avuto il bisogno di far parlare i brand e le organizzazioni.
Il modello è sempre stato quello di costruire il messaggio immaginando quello che l’Audience avrebbe voluto sentire.
Oggi la componente “presunta” del messaggio è un problema che non ha più motivo di esistere, non c’è più bisogno di immaginare quello che la gente pensa: clienti, azionisti, impiegati, potenziali clienti stanno già dicendo cosa pensano e cosa si aspettano da un’azienda sui social media. Grazie ad alcuni strumenti è possibile ascoltare cosa le persone dicono di voi, del vostro prodotto, del vostro mercato, dei vostri competitor. Allora perché non utilizzare questa grande “conversazione” per costruire una strategia di dialogo efficace?

Mentre nel vecchio modello di comunicazione si cominciava dalla pianificazione, oggi è necessario ascoltare e apprendere prima di pianificare una strategia di comunicazione. Se non si ascolta prima si corre il grosso rischio che un’idea apparentemente brillante diventi poco concreta. Ascoltando attentamente, invece, si possono captare i bisogni reali, , le esperienze e i contenuti che le persone condividono. Una volta acquisita questa conoscenza si può creare un contenuto che è effettivamente vicino alle aspettative delle persone. E magari in molti diranno: Questò è esattamente quello che stavo cercando!

Attenzione però a non confondere l’Ascolto con il Monitoraggio e l’Analisi di dati relativi alle conversazioni. I dati sono solo una parte della fase di ascolto, grazie a questi si può analizzare la presenza on line e la reputazione di un brand, ma per capire meglio le persone e i potenziali clienti è necessario andare più fondo leggendo nel dettaglio le loro conversazioni. Un ascolto reale e approfondito, dà la possibilità di trovare nuove idee e vi farà diventare dei buoni comunicatori.

Il monitoraggio e l’analisi dei dati delle conversazioni sono molto utili per identificare:
• Argomenti, temi, conversazioni sui brand
• Influencer e opinion leaders
• Community
• Sentimento per il brand: positivo, negativo o neutrale

Ecco una breve lista di tools di monitoraggio gratuiti:
Google Reader: aggrega nuovi post da Google Alerts, siti web, RSS feeds, blogs, Twitter, Flickr, YouTube e tanti altri.
Social Mention: strumento di analisi e motore di ricerca basato sui social media. Attinge da numerosi fonti quali blog, social network, news,bookmarks,video
BoardReader: Scansiona forum e bacheche.
Icerocket: Riceca nei blogs, news, immagini, web e MySpace.
BlogPulse: Identifica bloggers influenti e monitora il buzz su argomenti e brand
Twitter search, TweetDeck, Twazzup, Seesmic, Twinfluence : sono tutti basati su twitter e sono utili per trovare i tweeters influenti, argomenti e organizzare I feeds.
Klout: per trovare persone influenti


Se avete un budget a disposizione per il monitoraggio e l’analisi ci sono alcuni strumenti più completi come:
Ubervu
Sysomos
Radian 6

lunedì 28 marzo 2011

La classifica dei 100 brand più sociali




HeadStream ha realizzato uno studio grazie al quale ha potuto redigere una classifica dei 100 brand più sociali attivi nel web. Si tratta di uno studio che ha tenuto in considerazione soprattutto gli aspetti qualitativi delle interazioni che i brand hanno con le persone e le community nei social media. Ma cosa significa essere un "social brand"? Innanzitutto va chiarito che essere presenti nei social network non significa essere "sociali".
Un brand sociale si misura sulla capacità di coinvolgere on line le persone, valutando tre principi sociali:

Listening. Un brand deve saper ascoltare e agire attivamente rispondendo alle aspettative delle persone
Comportamento sociale appropriato. Si manifesta con azioni convincenti, vere, autentiche e trasparenti.
Relazione Win Win. I brand sociali comprendono che essere sociale non è una campagna di comunicazione, ma un impegno. Le marche sociali sposano le esigenze delle persone e delle comunità e li rendeno centrali nel loro agire. In molte occasioni l’interesse della comunità viene posto davanti ai propri, il principio in cui credono fermamente è che la soddisfazione della comunità accresce il goodwill verso il brand.

Per consultare e scaricare la ricerca clicca qui